Sito Ufficiale della Fondazione Sartirana Arte (PV)

 

Il Castello di Sartirana

Il Castello di Sartirana, tra le risaie della pianura lombarda, in provincia di Pavia, sul confine con il Piemonte, tra i fiumi Po, Ticino e Sesia, è sede dal 1980 delle collezioni del Centro Studi della Lomellina. Dal 1993 sede della Fondazione Sartirana Arte.

L’edificio, databile all’ultimo quarto del XIV secolo, fece parte dell’incastellamento dei confini del Ducato Milanese dei Visconti e poi degli Sforza. Notevole la possente torre cilindrica, opera dell’architetto Ridolfo Fioravanti (1464-1466) che ne seguì progetto e costruzione prima di essere inviato a Mosca, alla corte dello Zar Ivan II il Grande, per il quale costruì la Cattedrale della Novostni ed il Palazzo del Cremlino, ultimato da suo figlio e da una schiera di altri architetti lombardi.
Con la fine del ducato milanese (1525 – battaglia di Pavia) il Castello di Sartirana diviene feudo del Segretario di Stato dell’Imperatore Carlo V, il Cardinale Mercurino Arborio Gattinara, i cui discendenti vissero nel maniero sino al1934. L’ultima Duchessa di Sartirana, Margherita, rese erede di tutti i possedimenti famigliari il Duca Amedeo d’Aosta.

Il Castello ospita nelle sale del piano terreno e del piano nobile, a rotazione, collezioni di pittura, scultura, grafica, fotografia, ceramica, moda (femminile e maschile), argenti domestici, gioielli d’artista e vetri di Murano.
Collezioni offerte al Ministero degli Affari Esteri per mostre in musei del mondo intero.

 

 

 

La Pila del Castello

Gli edifici adiacenti il Castello di Sartirana rappresentano un complesso di corte rurale tipica a ferro di cavallo. La parte iniziale risale alla fine del XVII secolo, allorquando la coltivazione del riso divenne importante risorsa economica per tutto il territorio della Lomellina.Le grandi sale, con volta a botte e a crociera, in tipici mattoni pieni, cotti nelle fornaci circostanti, numerose all’epoca ed ancora nel XIX secolo per la buona qualità della terra creta, erano destinate alla custodia delle granaglie dopo la mietitura – le pareti, sia al piano terreno che al primo piano portano ancora, dipinti a tempera, i livelli ed i pesi relativi del riso accumulato. Una tramoggia esterna trasportava poi il riso grezzo al primo piano per l’essicatura naturale che durava anche due mesi – distribuito nelle varie aree da una canalina “a vite senza fine” dai cui bocchettoni cadeva sul piano, mosso a mano con le pale dai contadini.

La parte mediana, ottocentesca, contiene anche un mulino ad acqua, con rotore orizzontale, mosso dalle acque deviate per l’occasione dall’antico (quattrocentesco) Roggione di Sartirana. Da qui proveniva l’energia per l’impianto di pilatura, realizzato con macchinari fabbricati a Vercelli.

Qui si realizzava la scortecciatura del chicco, che veniva separato dalla “pula”.

Aspirato al primo piano da un marchingegno paragonabile ad una scultura di Tinguely, veniva passato per la lucidatura in un rotore a spazzole rigide.

Con i sistemi sopracitati il riso “brillato” veniva trasferito nell’ultima ala dell’edificio, databile agli inizi del XX secolo.

Qui il “riso bianco” veniva insaccato in teli di iuta cuciti in azienda, su cui veniva stampigliata con grandi caratteri tipografici la “qualità” del riso pronto per la vendita e l’annata di raccolta.

Con uno scivolo in legno i sacchi così confezionati venivano caricati su carri in attesa nel cortile sottostante, ad ogni ordinazione che fosse pervenuta.

Il ciclo della pilatura (da cui il nome al complesso di edifici agricoli) rimase attivo fino alla fine degli anni ’60. Ora, conservato nelle sue strutture principali costituisce con altri oggetti di cultura materiale il nucleo più importante del Museo Etnografico della Lomellina. Gli edifici, acquistati nel 1990, sono stati ristrutturati e dotati degli impianti espositivi dalla Fondazione Sartirana Arte grazie ad un finanziamento FRISL concesso dalla Regione Lombardia.

Ospitano ogni settembre la mostra dedicata all’Antiquariato e al Tessile, mentre nel resto dell’anno sono utilizzate per incontri musicali e teatrali o per mostre temporanee, in collaborazione con la Provincia di Pavia, il Comune, la Biblioteca di Sartirana e le Associazioni Culturali.


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